Pubblicato la prima volta nel 1961, cioè quindici anni dopo la fine del conflitto mondiale, “La quarantasettesima” di Ubaldo Bertoli, giudicato da Franco Fortini “Bellissimo, di una semplicità veramente epica”, è un romanzo in cui l’autore racconta fatti realmente accaduti con personaggi realmente esistiti, senza forzare mai, facendo vivere i suoi partigiani, e inglesi, e fascisti e tedeschi, e montanari e facendoli morire senza intervenire.
Ed è proprio così che Bertoli racconta, senza forzare mai, di Holland maggiore inglese, paracadutato nella valli dell’Enza e del Parma per coordinare le attività partigiane e procurare rifornimenti di armi e vestiario attraverso i lanci programmati, che giudica la 47a Garibaldi “Una brigata dalla testa troppo calda” soprattutto la Griffith che è un distaccamento speciale della 47a. Ci parla di Tyler, altro militare inglese fuggito da un campo e capitato nelle vallate sulla sinistra dell’Enza dove una quarantina di giovani assediano e svuotano delle armi le caserme di carabinieri. Ci fa conoscere Afro in una casa a picco sul Termina dove abita ospite con i suoi compagni Lince, Moschetto e Vento, e Teresa rimasta sola con due figli dopo la deportazione del marito in Germania, che li ospita. Ci racconta di Afro che porta a Tyler un ufficiale tedesco catturato da solo dopo due giorni di assenza, con una rocambolesca avventura. (altro…)