Mercoledì 11 novembre 2009 ore 21
Il tema è conoscere la Costituzione, come viene applicata, come si può applicarla, come viene regolata dalle leggi che la applicano.
Il Prof. Luigi Pestalozza, Vice-Presidente dall’ANPI provinciale di Milano e neo Ambrogino d’oro, introduce facendo riferimento alla Scuola come un aspetto della questione più generale della Conoscenza, della Formazione, dello Studio, della Ricerca che influisce sull’uguaglianza fra cittadini: stesse opportunità, riduzione delle distanze e valorizzazione dei capaci e meritevoli.
Sorprende sentir parlare di documenti Confindustria che riportano indirizzi di “formazione di menti … emancipati dal sapere critico …” , della tendenza alla privatizzazione dei servizi compresa la formazione di base e dell’aumento costante della precarietà nell’attività di insegnamento.
La relazione del Prof. Mario Vegetti, dell’Università di Pavia, inizia con la piena consapevolezza della Costituzione come testo “mobile” soggetto a modifiche conseguenti all’evoluzione storica del Paese. Purtroppo, sottolinea, l’attuale situazione storica italiana ci fa riflettere sul populismo crescente e, citando Norberto Bobbio sottolinea che “Nessuna procedura formalmente democratica autorizza a violare i principi di base della democrazia: la libertà di pensiero e di parola, l’uguaglianza dei cittadini, la separazione dei poteri”. In caso contrario, sempre citando Bobbio, “ogni forma di opposizione e di resistenza è autorizzata” e parla di “Patriottismo costituzionale”.
La relazione del Prof. Vegetti viene sviluppata nei seguenti punti:
- Aspetto programmatico: apertura verso il futuro
- Aspetto di compromesso: vincolo storico-politico
- Questioni aperte: senza risposte.
ASPETTO PROGRAMMATICO
Si inizia dall’articolo 34 che recita: “la scuola è aperta a tutti” con l’istruzione impartita per almeno 8 anni (ma successivamente portati a 10 ed è ancora oggetto di dibattito la obbligatorietà e la gratuità) con erogazione di borse di studio per concorso.
Si capisce allora la capacità dei padri Costituenti di anticipare trasformazioni che successivamente, molti anni dopo, hanno portato al libero accesso all’Università e alla liberalizzazione dei corsi di studio; le lotte degli anni sessanta avevano questa spinta propulsiva.
Ma, il rapporto Bertagna del 2001, certifica che: su 100 allievi di scuola elementare 66 arrivano al diploma e solo 17 alla laurea.I servizi e le agevolazioni auspicate, che avrebbero dovuto ridurre i differenti comportamenti dei diversi ceti sociali, sono ancora inesistenti o inefficaci.
L’articolo 3: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale… E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale …” assume un carattere utopico, progressista, socialista. La scuola come strumento di riduzione della disuguaglianza sociale è di là da venire ancora ma la Costituzione Italiana ha dato una direzione chiara. E’ compito della politica e delle istituzioni democratiche e progressiste seguire tale invito.
ASPETTO di COMPROMESSO
Si arriva subito alla questione delle scuole private (ore dette paritarie). La costituzione pensa ad una scuola per tutti e di tutti, dove l’insegnante, nella sua libertà di insegnamento, deve presentare tutti i contenuti che permettano una crescita del senso critico ed una maturazione del cittadino. Ma allora perché la scuola privata se essa sarebbe disgregatrice per una rinascita unificante del Paese e, con le premesse appena fatte, non se ne sentiva alcuna necessità. L’esistenza all’epoca di scuole confessionali sono state salvaguardate anche se durante il fascismo la scuola era unificata perché fosse controllabile dal regime e l’insegnamento non era affatto libero.
Solo in sede di discussione e dopo ampio dibattito e per pochi voti si è riuscito ad inserire la clausola “senza oneri per lo Stato” che però oggi viene aggirata con contributi alle famiglie tra l’altro non sempre bisognosi di aiuti economici. Tale clausola aveva la valenza di valorizzare le risorse per riunificare, in senso democratico, la formazione in Italia e, in un periodo di difficoltà economiche, aiutare la scuola privata avrebbe rallentato la costruzione delle scuole statali, dei servizi annessi… La citazione di Piero Calamandrei su come contribuire a far perdere di prestigio la scuola statale (riducendo servizi e qualità) è di una chiarezza estrema e attualità.
Quindi la scuola privata diventa una differenziazione di classe e con le modifiche apportate con l’art. 17/2001 – legge concorrente , c’è il rischio di avere una scuola regionale differente da regione a regione. La libertà di insegnamento e il pluralismo culturale ne risentirebbe (direzioni opposte alle decisioni dei padri costituenti) se la finalità della scuola deve essere quella di formare “soggetti critici ed autonomi”.
QUESTIONI APERTE
Quali saperi serviranno per la ricerca, per l’amministrazione pubblica, per l’industria e le parole dell’introduzione del prof Luigi Pestalozza richiamate da documenti della Confindustria suonano amare e preoccupanti :“formazione di menti … emancipati dal sapere critico …”
Si auspica che si capisca, nelle nuove generazioni in particolare, che “studiare è un andare contro corrente” mentre sulla scuola italiana si sta sfogando uno “spirito punitivo e di rivalsa”e non si vede alcuna utilità nella specifica ora di Costituzione. Come se non fosse basilare capire di diritti e di sviluppo di capacità e competenze, di valorizzazione dei capaci e dei meritevoli, indipendentemente dalle potenzialità economiche, non in una ora prestabilita ma in tutto il percorso della vita (non solo scolastica).
Piero Calamandrei – discorso pronunciato al III Congresso in difesa della Scuola nazionale a Roma l’11 febbraio 1950
Ci siano pure scuole di partito o scuole di chiesa. Ma lo Stato le deve sorvegliare, le deve regolare; le deve tenere nei loro limiti e deve riuscire a far meglio di loro. La scuola di Stato, insomma, deve essere una garanzia, perché non si scivoli in quello che sarebbe la fine della scuola e forse la fine della democrazia e della libertà, cioè nella scuola di partito.
…[Il Governo] comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. (…….).Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. (…..) Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d’occhio i cuochi di questa bassa cucina. L’operazione si fa in tre modi: ve l’ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico
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