Esprimo a nome dell’ANPI nazionale e dell’ANPI Provinciale di Milano la mia affettuosa vicinanza ad Alessandro e ai familiari così duramente colpiti, come tutti noi, dalla scomparsa del nostro caro compagno Luigi Pestalozza, Vicepresidente dell’ANPI Provinciale di Milano.
Conoscevo da decenni Luigi, prima ancora che ci incontrassimo nella sede storica dell’ANPI di via Mascagni. Luigi era di famiglia antifascista. Il padre fu uno dei sette avvocati di Milano che non si iscrisse mai al fascio. Prima ancora di Luigi ho conosciuto Michi Cima che diventerà sua moglie. La mia famiglia di origine e i miei nonni abitavamo nello stesso stabile e sullo stesso pianerottolo della famiglia di Michi. Il padre di Michi era stato arrestato per attività antifascista e rinchiuso per 40 giorni nel carcere di San Vittore.
Tra Michi e Luigi era nato un grande amore. L’ultimo libro di Luigi sulle sue memorie riporta significativamente questa dedica: “A mia moglie Michi, Micaela Cima, indispensabile”. Luigi mi ha raccontato che quando era andato a chiedere la mano di Michi aveva trovato il Signor Cima in difficoltà. Quasi scusandosi il Signor Cima gli aveva confessato di avere un problema: quello di non essere riuscito a mettere da parte un corredo per la figlia, per ristrettezze economiche.
Luigi ha partecipato alla Resistenza, a Milano, nelle formazioni di Giustizia e Libertà, con Bruno Trentin. Mi ha raccontato della gioia da lui provata durante il grande sciopero generale dell’1-8 marzo 1944. I tranvieri erano scesi in lotta. Luigi si trovava, una mattina, in Corso XXII Marzo e quella via era percorsa da decine e decine di milanesi che si erano rifiutati di salire sui tram guidati dai fascisti e percorrevano a piedi, con gesto di sfida, quasi con felicità, quel lungo tratto di strada.
Quella per l’antifascismo, per l’ANPI, è stata per Luigi una scelta di vita.
Luigi definiva l’antifascismo, vero artefice della storia nazionale, come la cultura del cambiamento storico, la rottura, il ripensamento di tutto quanto è stato fatto, imposto fino al 1945. Il 25 aprile della Resistenza ha segnato – osservava Luigi nel libro Mie memorie – il vero spartiacque e “ha significato la rifondazione sociale, culturale, civile, del modo di pensare e reimpostare tutti i rapporti: per cui subito ci fu la Repubblica e con essa il voto esteso alle donne.”
Il suo impegno, il suo contributo alla nostra Associazione è stato continuativo ed incessante. “Sono appartenuto e apparterrò sempre alla generazione dell’impegno” era solito affermare.
Ricordo i numerosi interventi di Pestalozza al Comitato Provinciale dell’ANPI e all’Assemblea dei Presidenti di Sezione, molto critici sulla politica, appiattita sui problemi del quotidiano e priva di un ampio respiro ideale e culturale, sul berlusconismo, sulla preoccupante deriva dell’etica pubblica. E’ prevalsa, nel corso degli ultimi decenni una cultura del “non pensare”- osservava Luigi – “o del non pensare ad altro che a salvare se stessi dalla crisi che travolge il paese.” La spesa per la cultura – denunciava Luigi – viene considerata come spesa non obbligatoria, come spesa discrezionale, con contributi sempre più modesti o addirittura negati, con un disegno ben preciso: attribuire completamente al privato l’iniziativa culturale, il governo della cultura, in ogni suo campo, come in quello sulla musica, la sua grande passione.
Stenuo difensore della Costituzione, Luigi si è sempre battuto per la sua attuazione, per la sua conoscenza e diffusione soprattutto tra i giovani.
E siamo certi che il suo instancabile impegno non sarebbe venuto meno quest’anno, in cui ricorre il settantesimo anniversario della sua approvazione.
Mancherà a tutti noi la sua passione, la sua preparazione, il suo spessore culturale.
Personalmente oltre a perdere un compagno perdo un amico che mi ha sempre incoraggiato, nel mio difficile compito di Presidente Provinciale, a proseguire il cammino intrapreso, offrendo sempre la sua più ampia e completa disponibilità.
“Se hai bisogno – mi scrisse recentemente – sono con convinzione a disposizione”.
L’ho sentito, per l’ultima volta, lunedì 13 febbraio, il giorno prima che venisse ricoverato.
Il suo ultimo pensiero era rivolto all’ANPI e alla sua sezione 25 Aprile, di cui era Presidente Onorario.
Mi aveva pregato di portare il suo saluto alla tradizionale assemblea annuale.
Questa è l’immagine di Luigi che conserverò sempre nel cuore.
Grazie Luigi. Hai fatto tanto per noi. Ora riposa in pace. Noi continueremo la tua battaglia per la riaffermazione dei valori dell’antifascismo, della pace e dei principi sanciti nella Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza
Roberto Cenati
Potrei parlare a lungo di Luigi e dei miei ultimi trent’anni passati accanto a lui.
Abbiamo vissuto due storie parallele e convergenti. Nella Resistenza tutti e due giovanissimi in “Giustizia e Libertà” a Milano, ma senza conoscerci.
Tutti e due presenti nel 1962 di via Mengoni nel momento in cui venne ucciso Giovanni Ardizzone. Poi insieme contro lo scioglimento del PCI, nella famosa “Terza Mozione” di Armando Cossutta, poi con Cossutta in Rifondazione Comunista e con i Comunisti Italiani. E sempre nell’ANPI.
E ancora i venti anni passati nella Associazione Culturale Marxista e con la rivista “Marxismo Oggi” assieme a Mario Vegetti, Guido Oldrini, Severino Galante, Nunzia Augeri.
Poi quando presentai il suo ultimo libro “Mie memorie, vita. Altro” alla Cooperativa Liberazione nel 2013. E poi Luigi ha presentato il mio libro su Cossutta nel 2015 al Centro Marchesi.
Ma per capire chi era Luigi voglio ricordare un episodio particolare. Nell’ottobre del 1998 presiedetti l’Assemblea costitutiva del Partito dei Comunisti Italiani alla Camera del Lavoro di Milano, alla fine della quale chiesi a Cossutta di inserire nel governo, nel quale sarebbero entrati come ministri Oliviero Diliberto e Katia Belillo, anche Luigi come sottosegretario alla Cultura. Cossutta fu d’accordo e chiese l’adesione di Luigi, il quale rispose di no. Non voleva lasciare la sua città e soprattutto la sua Musica. Questo era Luigi. Realtà e Musica.
Libero Traversa
Cari amici, compagni e compagne,
un ultimo commosso saluto al compagno partigiano Prof. Luigi Pestalozza, storico della musica, comunista, combattente, torturato da repubblichini e salvatosi fortunosamente dal plotone di esecuzione. Presidente onorario della nostra Sezione ANPI 25 Aprile,
Ci mancherai Luigi. Per chi ha avuto il privilegio di conoscerti non può non averti ammirato per la tua coerenza di antifascista, per la tua onestà, per il tuo pensiero non omologabile, mai banale, per il tuo considerarti sempre comunista, schierato dalla parte vera, giusta che sta dalla parte della storia vera che riguarda gli uomini non i potenti. Contro lo sfruttamento, il gerarchismo e le discriminazioni fra uomo e uomo della società borghese.
L’antifascismo come fine della storia e inizio di una storia diversa che vede l’uomo come protagonista e contro la restaurazione fascista nello Stato e nella società.
“L’Italia – amava ripetere – è organicamente ancora fascista perché nega l’antifascismo.”
In queste poche parole c’era tutta l’amarezza di partigiano deluso ma che nell’ANPI aveva trovato la prosecuzione di quei valori che a 16 anni lo avevano portato alla clandestinità.
Per Luigi Pestalozza storico della musica di fama internazionale, la curvatura melodica del linguaggio parlato non può essere incomprensibile. Il linguaggio deve essere comunicato e diventa melodia. La parola nella musica è decisiva. Ha una sua radice. Con La Nuova Musica Italiana, insieme a Luigi Nono, Manzoni, Gino Negri e tanti altri riporta al vero Giuseppe Verdi non nella concezione borghese della vita ma quella che vuole il popolo come protagonista. Calare l’opera nei rapporti reali, dentro la vita quotidiana. Nel rapporto d’amore reale fra un uomo e una donna reali che si amano a dispetto delle classi sociali diverse come nella Traviata.
Il partigiano Luigi Pestalozza amava ripetere che le guerre non vanno più fatte non perché si muore ma perchè si uccide. Un fascista morto è comunque un uomo morto.
Riposa in pace compagno Lupi, i partigiani con alla testa il tuo comandante Stefano ti aspettano nel paradiso dei giusti e noi da parte nostra non smetteremo di ricordarti.
Maurizio Pratesi