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Trasportare una radio

Primavera 1944: la notizia scoppiò con il fragore di una bomba. È vero che alle bombe c’erano abituati tutti, anche i bambini, ma nell’ambiente ristrettissimo del Partito comunista clandestino la cosa fece scalpore. Il partito era venuto in possesso di una radio che da Milano doveva essere recapitata ai partigiani della Valdossola.

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Agenore Vallini

Elio (Agenore Vallini) aveva incaricato del trasporto un operaio non più giovanissimo, sui quaranta o cinquant’anni, un compagno sperimentato che già aveva dato buona prova di sé nel periodo della clandestinità. Il percorso era abbastanza complesso, dati i mezzi dell’epoca e i danni provocati dai bombardamenti: bisognava prendere il treno fino a Sesto Calende e poi passare il Ticino con una barca, dato che il ponte era stato danneggiato: ed era qui dove i controlli erano più stretti e inevitabili. Poi di nuovo in treno sino a Pallanza e poi ancora in autobus per raggiungere Gravellona Toce. Da lì bisognava proseguire a piedi, su un sentiero di montagna, denominato Santa Maria, per arrivare a Casale Corte Cerro, alla frazione di Crebia. I genitori di Elio abitavano nella vicina frazione di Ricciano, dove i partigiani sarebbero passati a ritirare il prezioso pacco. In quella zona operava la Brigata partigiana Redi, il cui comandante era “Iso”, cioè Aldo Aniasi.

cippovaldossolaIl compagno, arrivato al Ticino, si rese conto che i nazifascisti stavano praticando uno stretto controllo cui non si poteva sfuggire in alcun modo: venne preso da una crisi di paura, fece dietro front e tornò a Milano. Il compagno Brambilla, responsabile dell’operazione, andò su tutte le furie: lo avrebbe radiato dal partito, processato, fucilato, scorticato, nessuna pena gli sembrava sufficiente; ma Elio riuscì a farlo ragionare: era meglio che fosse tornato sano e salvo, lui e la radio, invece di farsi sorprendere e perdere tutti e due. Brambilla si rassegnò ed evitò qualsiasi rappresaglia.

Restava però il problema della radio. Chi incaricare di quel viaggio delicato e pericoloso? Chi poteva scivolare inavvertito fra le maglie dei controlli?

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Edio Vallini

Elio pensò a suo figlio: un ragazzino tredicenne, pallido e sottile, che forse non avrebbe dato nell’occhio. Ed Edio partì, da solo, carico di uno zaino che, sotto uno strato di pane secco e di poche provviste, nascondeva la famosa radio. Il treno si fermò al Ticino e il ragazzo scese mescolandosi fra la folla che si dirigeva verso il traghetto. Raggiunse Gravellona indisturbato con il suo zaino, passando indenne per tutte le vicende del viaggio.

Già calava la sera, era quasi buio e piovigginava; percorrendo il sentiero di Santa Maria, Edio si rese conto che era in corso un rastrellamento. Poteva sentire i colpi secchi delle mitragliatrici che sibilavano sopra la sua testa, e vedeva ogni tanto dei lampi azzurri che – gli spiegarono dopo – erano dei proiettili traccianti. Arrivato alla fine del sentiero, al bivio fra Crebia e Ricciano, trovò tre partigiani caduti; non aveva mai visto dei morti, ma non gli fecero impressione: nella luce bigia della sera piovigginosa, sembravano addormentati. Su luogo ancora oggi un cippo li ricorda.

Giunse alla casa dei nonni verso le sette. Consegnò la radio, cenò serenamente con i nonni e andò a dormire, stanco. Della radio non seppe mai nulla. Ma bisogna ricordare che poco tempo dopo la frazione di Ricciano, nota per l’appoggio che dava ai partigiani della zona, venne incendiata dai nazifascisti.

I partigiani ebbero la loro radio. Il compagno che aveva avuto paura si riscattò raggiungendo in montagna una formazione garibaldina: morì in combattimento. Di lui non si seppe mai neppure il nome.

Edio non era né si sentiva un eroe: certamente si rendeva conto di quel che stava facendo, dell’importanza e del pericolo della sua missione, ma non avrebbe potuto comportarsi diversamente. L’antifascismo non era una scelta ideologica, derivava da tutta la sua esperienza di vita. Da quando, piccolissimo, vedeva la polizia portare via suo nonno anarchico, se il re o Tribunale speciale fascistaMussolini visitavano Milano. Da quando, a sette anni, aveva visto sparire suo padre, poi condannato a dodici anni di carcere dal Tribunale speciale fascista, e aveva seguito la mamma, per mesi, nel doloroso calvario della ricerca di notizie che nessuno voleva dare.

Anche l’esperienza scolastica era stata agghiacciante: alle scuole di viale Romagna era capitato nella classe di una maestra che non sopportava questo bimbo, che non era iscritto ai Balilla, che approfittava di ogni occasione per rammentare suo padre, in carcere perché contrario a Mussolini: uno scandalo. Quando arrivava in visita un gerarca in camicia nera, bisognava nasconderlo. In seconda elementare lo bocciò per non ritrovarselo nella sua classe. Anche i compagni lo consideravano strano – diceva perfino di non essere battezzato – e si tenevano alla larga. D’altra parte era obbligatorio che frequentasse fino alla quinta elementare, non potevano allontanarlo dalla scuola, ma lo fecero passare da un anno all’altro in modo quasi automatico, tenuto ai margini e ignorato. “Ero come un ebreo – dice Edio – ma senza avere accanto la solidarietà della mia gente”.

Ancora più solo si ritrovò quando la famiglia dovette abbandonare la casa di vFurore - John Steinbeck - Libro Usato - Bompiani - | IBSia Forlanini – un indirizzo ormai “bruciato”, troppo noto ai fascisti – e rifugiarsi in un piccolo appartamento al terzo piano del grande complesso popolare di via Illirico 3, dove vivevano da clandestini. Lì non poteva scendere in cortile: gli avrebbero domandato chi era, da dove veniva, era troppo pericoloso; lontano dalla Chiesa, neppure frequentava l’oratorio e le lezioni di catechismo. Chiuso in casa da solo, con l’unica compagnia dei libri, ricorda l’impressione che gli fece la lettura di “Furore” di Steinbeck: la storia di un popolo in fuga, emarginato e sfruttato, sempre ai margini della legge, con cui forse più o meno consciamente si identificava.

Antifascista non per scelta ma per destino, il giovanissimo Edio dopo la guerra troverà fra i partigiani e i compagni operai comunisti del Tecnomasio il suo futuro di uomo.

Nunzia Augeri

campegioldOgni anno, a Milano, i rappresentanti dell’ANPI e del Municipio 3 si ritrovano al Campo Giuriati per commemorare i partigiani là fucilati il 2 febbraio del 1945. Una prima esecuzione era già avvenuta il 14 gennaio, ed erano stati uccisi nove militanti del Fronte della Gioventù, tutti ragazzi fra i 18 e i 22 anni. Il 2 febbraio vennero fucilati cinque gappisti; una stele in un angolo appartato del grande centro sportivo ne ricorda i nomi: Franco Mandelli, Venerino Mantovani, Vittorio Resti, Oliviero Volpones e Luigi Campegi, il loro comandante.

 

campegiCampegi era un operaio di Tromello, in provincia di Pavia. Già nel 1943 si era avvicinato agli antifascisti del Partito d’Azione. Era poi passato a Milano nelle fila del Partito comunista, ed era diventato capo del gruppo dei GAP “Egisto Rubini”, succedendo a Giovanni Pesce. Nel 1944, individuato dalla polizia fascista, si era rifugiato fra i partigiani della Valsesia, presso la formazione di Cino Moscatelli. All’inizio del 1945 era però tornato a Milano, dove era responsabile delle azioni in una vasta zona della città, da Porta Venezia fino a Rogoredo, e riprese a organizzare e compiere le audaci e pericolose azioni gappistiche. Nel corso di un trasporto di armi, era stato fermato in viale Abruzzi e riconosciuto. Imprigionato a San Vittore, dopo un sommario processo davanti al Tribunale Speciale fascista, venne condannato a morte per fucilazione. Ed è quella che si svolse al Campo Giuriati.

Là era presente quel giorno un giovane di Varzi, Franco, che si era arruolato nell’esercito di Salò: non si sa se facesse parte del plotone di esecuzione – non lo ha mai confessato – o se fosse lì per qualche altra ragione. Il fatto è che dopo la guerra, tornato a Varzi, volle raccontare un episodio che lo aveva colpito in maniera particolare.

Franco conosceva bene Clemente Ferrario, un suo coetaneo che aveva scelto una strada diversa: Clemente si era subito attivato come antifascista, nella città di Pavia; aveva poi partecipato alla grande avventura della libera repubblica di Varzi e dopo la guerra aveva proseguito la sua storia di comunista e di amministratore pubblico. Si sa come succede nei paesi: i coetanei condividono ricordi di scuola, di giochi d’infanzia, di marachelle d’adolescenza. Malgrado le scelte diverse, e laceranti, che si sono fatte a suo tempo, non è difficile tornare a parlarsi, raccontarsi le proprie esperienze. E così successe: dopo la guerra Franco e Clemente tornarono a incontrarsi e una sera Franco prese da parte il vecchio compagno di scuola perché doveva raccontargli una cosa che lo aveva colpito profondamente e che non riusciva a tenere per sé.

giuriatiQueste sono le parole con cui Clemente lo ricorda: “Una mattina dell’ultimo inverno di guerra, Franco si trovava al campo Giuriati, un campo sportivo di Milano, dalle parti di Lambrate, e ha assistito alla fucilazione di cinque partigiani. Sono arrivati su un furgone chiuso e ha sentito che dentro cantavano “Bandiera rossa”, Intanto che scendevano un ufficiale gli ha spiegato che facevano parte di un GAP, Gruppo di Azione Patriottica, e gli ha indicato il comandante. Si ricordava il nome: Luigi Campegi. Era tutto pronto per l’esecuzione e Franco ha visto che Campegi si è tolto la giacca, l’ha portata a chi comandava il plotone dicendo di darla a qualcuno che poteva averne bisogno e che quindi non si doveva rovinarla con i buchi delle pallottole. Franco non riusciva a dimenticare, non accettava che il silenzio calasse su quello che lui aveva visto”.

Il silenzio è calato su Campegi, scarsamente ricordato nelle narrazioni resistenziali, e nessuno aveva mai menzionato l’episodio della giacca; lo abbiamo trovato per caso, riportato in un libretto di Clemente Ferrario dedicato agli “Uomini della Resistenza” e stampato da un editore locale, Guardamagna Editori in Varzi. Ci sembra necessario recuperare quel lontano episodio e diffonderne la conoscenza, per ricordare la tempra morale di quegli uomini: pur compiendo azioni di guerriglia che provocavano morti fra i fascisti e gli occupanti tedeschi, non erano mossi né da odio né dalla volontà di esercitare violenza e sopraffazione; quella giacca consegnata a un fascista sarebbe andata quasi sicuramente a qualcuno della sua stessa parte, ma se era qualcuno che aveva freddo poco importava. Tutti condividevano la stessa miseria, la stessa fame, le stesse privazioni: una giacca era una ricchezza da non sperperare. E anche in punto di morte, di fronte ai fucili che pochi secondi dopo avrebbero messo fine alla sua vita, Campegi – fermo, calmo e padrone di sé – restava fedele ai suoi ideali di umanità, di giustizia sociale, di rispetto e sollecitudine per i miseri e i deprivati.

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Così conclude il suo racconto Clemente Ferrario: “Tanti anni dopo mi hanno chiamato a Tromello, paese natale di Campegi, perché ne ricordassi la figura allo scoprimento di un marmo che dava il suo nome a una piazza. Dopo qualche cenno biografico ho detto di quegli ultimi istanti di vita che Franco mi aveva raccontato. C’erano, nella prima fila del pubblico, i compagni di Campegi, ho visto i loro occhi segnati dall’età gonfi di lacrime. Alla fine mi hanno abbracciato. Franco era morto tanto tempo prima. Se ci fosse stato, forse avrebbero abbracciato anche lui”. E sarebbe stato il segno di una riconciliazione autentica fra parti dello stesso popolo che erano state avversarie. Una riconciliazione realizzata non in nome di una “pacificazione” che vuole confondere le scelte di allora ponendo sullo stesso piano carnefici e vittime, ma in nome del riconoscimento dei valori etici ancor prima che politici che ispiravano gli uomini della Resistenza e che oggi si rispecchiano nella Costituzione.

 Nunzia Augeri

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Bella Ciao, Rino

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Ricordiamo la scomparsa del nostro caro compagno e amico Gaspare Jean che è venuto a mancare improvvisamente la mattina del 12 Agosto.

Rino come lo chiamavamo noi ci ha lasciato in un vuoto tremendo. Il suo sorriso, la sua umanità e il suo impegno ci siano stimolo ed esempio nell’andare avanti.

 

 

 

Il ricordo di Roberto Cenati                    

Gaspare Jean, antifascista, amato ed apprezzato medico, ci ha lasciato. Gaspare è stato dirigente sanitario dell’ospedale di Bollate, di Niguarda e primario nell’ospedale di Garbagnate. Ebbe un ruolo importante nel Partito Comunista Italiano, nella sua commissione sanitaria. Successivamente fece parte di Rifondazione Comunista e del partito dei Comunisti Italiani. Collaborava alla rivista “Gramsci oggi”. Gaspare oltre all’impegno politico, ha profuso le sue energie in quello sociale, settore nel quale dava il proprio disinteressato e volontario contributo. Negli ultimi anni svolgeva un importante ruolo come Presidente dell’Associazione Alcolisti Anonimi.
ultimojeanGaspare da sempre era iscritto all’ANPI, alla Sezione 25 Aprile. Lo conoscevo da oltre vent’anni e ne ho sempre apprezzato la sua umanità e le sue doti di convinto antifascista, di strenuo difensore della nostra Carta Costituzionale, alla quale faceva sempre riferimento. Ci siamo visti per l’ultima volta la mattina di sabato 10 agosto, in piazzale Loreto per la cerimonia a ricordo dei 15 Martiri. Jean lascia in tutti noi un vuoto profondo. Lo ricorderemo sempre con affetto e commozione. Ai figli e ai familiari un affettuoso abbraccio.

Roberto Cenati
Presidente ANPI Comitato Provinciale di Milano

Le parole del figlio Silvio

jeanlambrate1_opt“Ciao papà, la tua forza, il coraggio e i valori che ci hai trasmesso sono e saranno sempre il nostro patrimonio.  Hai sempre lottato e vissuto per il bene degli altri e per lo sviluppo di questo paese. Fino all’ultimo, nonostante i problemi fisici, hai partecipato attivamente alle attività dell’Anpi, ti spostavi tra Roma, Rimini e Milano per l’associazione Alcolisti anonimi, che hai contribuito a far nascere e a sviluppare, o a casa di chi aveva bisogno del tuo aiuto o di un consiglio. Molti sono stati i riconoscimenti che hai ricevuto, dall’Ambrogino d’oro del Comune di Milano per il tuo impegno come medico, alle decine di manifestazioni di affetto che continuano ad arrivare dai tuoi amici e da parte di tutte le associazioni con cui collaboravi. Sabato eri in manifestazione per commemorare i martiri di piazzale Loreto e da quando sei rientrato a casa non abbiamo più avuto tue notizie. Non hai mai smesso di lottare fino all’ultimo anche se negli ultimi tempi eri amareggiato e deluso da tutto ciò che l’Italia è diventata. Nell’ultima discussione prima che io partissi per le vacanze, mi parlavi del disgusto che provavi a vedere dei ministri del Governo che utilizzavano il loro ruolo per parlare ai loro elettori e non agli italiani. Caro papà, il nostro impegno sarà per mantenere vivi i tuoi valori e proseguire sulla strada che ci hai tracciato. Sarai sempre con noi”.

Testimonianze

L’Amministrazione  comunale di Bollate

rinogaspare“È  morto a Milano Gaspare Jean, medico, antifascista e presidente dell’associazione ‘Alcolisti anonimi’. Fece parte della Commissione Sanità del Partito Comunista, fu dirigente sanitario dell’ospedale di Bollate, consigliere comunale e presidente della Casa di riposo e delle farmacie comunali di Bollate con l’amministrazione Stelluti. L’alto profilo professionale, la grande umanità e l’onesta che hanno caratterizzato la sua vita lavorativa ed il suo impegno politico e sociale sono qualità riconosciute da tutte le persone che hanno avuto la fortuna di conoscerlo, a prescindere dal colore politico di ciascuno. Una vita spesa al servizio delle persone più fragili e bisognose, senza mai retrocedere di un passo rispetto ai propri ideali e valori. Una figura la cui memoria va custodita come un dono prezioso. A nome della città di Bollate ringraziamo il dottor Jean per quanto fatto nell’esclusivo interesse della città e ci stringiamo in un abbraccio ideale con i familiari”.

Sezione di Milano di Medicina Democratica

profjeanMedicina Democratica lo ricorda al proprio fianco nelle numerose battaglie e iniziative per la difesa del Servizio Sanitario e la tutela della salute. Competente e disponibile, innumerevoli volte ha partecipato come relatore ai nostri convegni, corsi e incontri.
Con quei suoi modi garbati era quella che potremmo definire una persona d’altri tempi, elegante dentro, nella sua semplicità. Sempre curioso del nuovo, non ha mai smesso di studiare e di impegnarsi al servizio di una società migliore. Era un esempio per tutti, professionale e umano. Ci mancherà immensamente.
Ai familiari il nostro affettuoso abbraccio..

Dai compagni

rino e liberoCaro papà Libero so quanto piangeresti con noi. Rino, il tuo amico e fratello Gaspare Jean ci ha lasciati all’improvviso.

Prendo una bellissima immagine dove siete insieme in piazza Loreto per abbracciarvi uniti dalla stima e dall’effetto reciproco che vi ha legato
Rossella Traversa

Sono semplicemente costernato e addolorato. La scomparsa di Gaspare subito dopo quella di  Libero crea un vuoto incolmabile. A tutti i famigliari e gli amici la mia vicinanza. Condoglianze
Carlo Monti

Che brutto anno il 2019…..
Giovanni

Ho incontrato Gaspare qualche giorno fa e abbiamo chiacchierato a lungo con grande piacere, come sempre. Questa dolorosissima notizia mi trova senza parole. Ci lasciano i vecchi compagni che hanno dedicato la vita intera alla lotta antifascista e alla costruzione di un mondo più umano e più giusto.
 Ester Prestini

Care compagne e cari compagni, profondamente addolorato per la scomparsa di Rino mi unisco al dolore di tutti voi e dei suoi famigliari.
Rino era un amico, lo avevo incontrato l’ultima volta solo due giorni fa, alla cerimonia di Piazza Loreto. La sua gentilezza e il suo bel sorriso mi resteranno sempre nel cuore.
Andiamo avanti, nel suo esempio, col nostro impegno antifascista.
Un caro abbraccio a voi tutti,
Umberto Masini

Vi prego di trasmettere alla famiglia la mia viva partecipazione al cordoglio di tutti noi, per la morte di Gaspare Jean, un caro amico che ricordiamo con grande affetto.
Giorgio Forti

Per me un grande dolore.
Anna Pacchierotti

Mi unisco al cordoglio per la scomparsa di Gaspare Jean. Avevo conosciuto Gaspare in occasione di un’intervista che raccoglie i ricordi dei Giorni di Liberazione. E’ stato il nostro unico contatto, mi è rimasta l’immagine di una persona molto gentile e sensibile.  Tra le sue cose che continueranno a vivere c’è quindi anche il testo di quel racconto che ripropongo all’attenzione tramite il seguente link: https://fareluogo.it/gaspare-jean/
Cari saluti,
Sandro Lecca

Siamo  stati molto addolorati e tristi nell’apprendere la scomparsa del compagno Gaspare Jean,  medico, amico e voce importante dell’antifascismo milanese. Grave perdita per l’Anpi e per il dialogo culturale e intellettuale della  sinistra, caro Gaspare ci mancherai molto! 
Isabella Garofali e Tommaso Meldolesi 

La sua dipartita mi spinge ad impegnarmi di più
Angelo Vitali

Siamo come nani sulle spalle dei giganti, sollevati e portati in alto dalla statura dei giganti. Un grande gigante ci ha lasciati.
ciao  Gaspare Jean partecipo al dolore dei figli, nipoti, fratelli, sorelle, parenti tutti.
Fiorenza

Mancherà tanto, Rino Gaspare Jean
Compagno, amico
Per me anche esempio
Anna Romanelli

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Bella Ciao, Libero

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Care Compagne e Cari Compagni,
la morte oggi si è portata via Libero Traversa, il nostro Compagno Partigiano
lasciando in tutti noi un vuoto che nemmeno il tempo riuscirà mai a colmare.
Ciao Libero, che un volo d’angeli rossi ti accompagni cantando all’ultima dimora e la terra ti sia leggera.
Ci mancherai e sarai sempre con noi.
Un commosso abbraccio a Miranda e ai tuoi figli.

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Il ricordo di Roberto Cenati

È con profondo dolore che comunico l’improvvisa scomparsa di Libero Traversa, partigiano, membro del Comitato provinciale dell’Anpi, Presidente Onorario della Sezione 25 Aprile.
avevamo15_optAvevamo quindici anni ma eravamo invecchiati precocemente”, queste sono le parole di Libero che introducono il suo opuscolo “Avevamo quindici anni” dedicato alla Resistenza e ai terribili anni della Seconda Guerra Mondiale che ha avuto una grande diffusione nelle scuole. Nell’agosto del 1944, Libero, formatosi in una famiglia di antifascisti, di cui aveva respirato l’aria fino in fondo, “assimilando l’odio per la dittatura fascista e per la guerra”, entra a far parte del 23° Distaccamento della Gioventù d’Azione della Brigata Giustizia e Libertà Rosselli e con altri quattro ragazzi, tutti tra i quattordici e sedici anni forma una squadra, assumendosi il nome di battaglia di Aiace. Inizia così l’attività clandestina del gruppo che si protrarrà sino al 25 aprile 1945, giorno dell’insurrezione nazionale e della liberazione dal nazifascismo.
Subito dopo la Liberazione Libero si iscrive al PCI, ricoprendovi numerosi incarichi sino al 1991. Dopo lo scioglimento del PCI diventa dirigente del Partito della Rifondazione Comunista, fino all’ottobre 1998, quando entra a far parte del Comitato promotore nazionale del Partito dei Comunisti Italiani.
Iscritto all’Albo, e poi all’Ordine dei Giornalisti dal 1951, è stato redattore di Voce Comunista. settimanale della Federazione milanese del PCI, capo-redattore de “La terra”, quindicinale della Federbraccianti Cgil e addetto stampa della Camera del Lavoro negli anni ’50. Ha ricoperto la carica di Consigliere provinciale di Milano negli anni ’70.
Nel 2007 gli è stato conferito l’Ambrogino d’Oro.

ambrogino libero

La notizia mi ha sconvolto. Con Libero perdo un amico e un compagno.
Libero, quando oltre 20 anni fa ero Presidente della Sezione Anpi di Porta Venezia, mi ha spinto ad assumere l’incarico di Coordinatore della nostra Associazione per la zona 3. Con lui, in zona, siamo riusciti a realizzare iniziative di grande rilievo per il Giorno della agentemarino1_optMemoria e per il 25 Aprile.Uno dei traguardi che insieme a Libero ricordavo sempre è stata l’intitolazione dei giardini di piazza Fratelli Bandiera all’Agente di Pubblica Sicurezza Antonio Marino, dilaniato da una bomba a mano scagliata nel corso della manifestazione neofascista del 12 aprile 1973 vietata dalla Questura di Milano.

E’ stato Libero – glielo dicevo sempre – il maggiore responsabile del mio percorso nell’Anpi, l’Associazione che, con la Resistenza al nazifascismo, ha dato un significato profonda alla sua esistenza e lo sta dando alla mia.
Libero ultimamente mi confessava di non voler guardare più Facebook perché veniva a conoscenza di tanti amici e compagni scomparsi.
Io però ho voluto comunicare questa dolorosissima notizia anche attraverso Facebook.
Alla moglie, ai figli, a tutti coloro che l’hanno conosciuto esprimo la mia affettuosa vicinanza.
Ciao Libero. Rimarrai sempre nei nostri cuori.

Roberto Cenati
Presidente ANPI Comitato Provinciale di Milano

Il ricordo di Maurizio Pratesi

Ci mancherai Libero.
traversa 4Eri il primo ad arrivare alle nostre riunioni del Comitato di Sezione. Due Lunedì del mese alle 18,00. Mi facevi ripetere l’Odg a cui comunque eri già preparato per prendere la parola ed era poi faticoso avere la nostra. I tuoi interventi erano precisi, documentati mai scontati espressi con un linguaggio appropriato frutto anche di una memoria e di un impegno formidabile. A noi del Comitato di Sezione, anche se a nostra volta anziani, amavi ripetere con una certa ironia:
“voi siete ancora giovani e la situazione è più complessa”.
Ogni riunione finiva con una vigorosa stretta di mano a voler sottolineare la necessità di procedere comunque e sempre uniti.
scuola1_optEri disponibile, anche se spesso non ti sentivi bene, a raccontare la tua esperienza e il tuo impegno di partigiano ovunque ti chiamassero in particolare nelle scuole di ogni ordine e grado dove gli studenti alla fine non volevano mai lasciarti andar via, affascinati dalla tua testimonianza e dal tuo richiamo costante alla Costituzione frutto di una lotta di liberazione che ti aveva visto partigiano in giovane età e sempre nel corso della vita tale ti eri considerato.
Per te Libero il personale e il politico erano un tutt’uno inscindibile.
In particolare la tua militanza nell’ANPI. Amavi ripeterci “noi siamo l’ANPI” e tutto il tuo mondo, il nostro mondo, era racchiuso in questo semplice e importante richiamo.
Continueremo a volerti bene Libero, ci mancherai ma sarai sempre con noi.
NO AL FASCISMO ORA E SEMPRE RESISTENZA

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Maurizio Pratesi –  Presidente della Sezione “25 Aprile – Città Studi”

Il ricordo di Gaspare Jean

Libero,
ci troviamo raccolti in tanti per dare l’ultimo saluto a Libero Traversa, un dirigente significativo della sinistra milanese e dell’ANPI, attivo nel sindacato nel partito, nelle istituzioni, nel giornalismo, nell’associazionismo.
funerali genteTutte le compagne e i compagni qui pervenuti sono testimoni che Libero è stato orgogliosamente, per tutta la sua vita, vita che ha coinciso con la sua militanza, un uomo di parte, dalla parte delle ragioni di tutti i democratici, per il progresso e per l’uguaglianza. Si è sempre comportato con coerenza, linearità e lucidità politica a partire dalle sue idee che non cambiarono, ma si rafforzavano col tempo come si conviene ad un vero dirigente comunista. Seppe con responsabilità reggerne il peso, anche rinunciando ad una comoda poltrona che avrebbe sicuramente meritato per la sua attività e capacità.
Non mi soffermo sulla sua biografia se non per ricordare le righe brevi ma ricche di spunti riflessivi che Roberto Cenati ha scritto domenica appena avuta notizia della sua morte. Qui voglio ricordare qualcuno dei numerosi insegnamenti che mi ha dato.

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Libero Traversa non liquidava il fascismo come una parentesi della storia italiana ma lo considerava come una fase che coinvolge direttamente le responsabilità di una intera classe dirigente, sicché non si tratta solo di criticare una dittatura passata, ma di lottare contro ogni deriva autoritaria di oggi e cercare di rimuovere le condizioni storiche che ne hanno favorito l’avvento. Il fascismo veniva descritto da Libero come violenza, come qualunquismo, come prevaricazione, come tutela di interessi particolari a scapito degli interessi generali; bisognava e bisogna tuttora puntare non a garantire una democrazia formale basata solo sul rito delle elezioni, ma basata sulla partecipazione di persone organizzate in partiti o associazioni per permettere una perequazione delle risorse che tendesse a superare le diseguaglianze sociali.
Nel secondo dopoguerra era stato possibile raggiungere alcuni risultati che garantissero diritti civili e anche diritti economico-sociali; ma Libero metteva in guardia: queste conquiste saranno sempre parziali e revocabili, se contemporaneamente non si procede verso la costruzione di una società socialista. È questo un secondo insegnamento che mi ha lasciato, anzi direi ci ha lasciato perché magistralmente espresso in un suo articolo su Marxismo Oggi.
traversa 6Un terzo insegnamento che voglio ricordare è quello della ricerca paziente della più ampia unità delle forze antifasciste coinvolgendo sulla base del rispetto e della attuazione della Costituzione, anche forze che non si richiamano alla Sinistra; in questo caso è essenziale il ruolo delle Istituzioni ed in particolare richiamare gli eletti al rispetto di quanto hanno giurato sulla Costituzione. Il richiamo all’unità è stato anche il perno dei suoi ultimi due discorsi fatti il 25 Aprile al campo Giuriati e in Cooperativa Liberazione.
Negli ultimi tempi ho avuto anche il privilegio di seguire le vicende di salute sue e di Miranda; ho potuto conoscere più da vicino il senso profondo che per lui aveva la sua numerosa famigli a ricca di nipoti e pronipoti e per la quale non mostrava solo affetto ma anche un orgoglio forse pari a quello che aveva quando affermava di essere stato e di essere comunista.
Caro Libero ci mancherai, ma la tua biografia ci insegnerà sempre perché in passato hai resistito e perché è necessario anche oggi a resistere

Rino 

miranda al balcone

 

Due ricordi di vita quotidiana e di sezione

Incontravo spesso Libero per le strade del quartiere, dal giornalaio o al mercato dal “furmagiat” ed era sempre occasione per regalarmi un racconto, un pensiero, una raccomandazione
Ci siamo incontrarti al supermercato di via Sismondi il giorno prima della manifestazione nazionale del 25 Aprile, era in coda qualche cliente prima di me “Uei Libero” e lui mi aspettò per fare un pezzo di strada insieme. Come altre volte negli ultimi tempi diceva di essere stanco e allora ricordo che gli dissi di non venire alla manifestazione, sarebbe stato stancante e poi le previsioni erano di forte pioggia per lebero e cenati piazza duomol’indomani. “Il palco è coperto?” No? “E allora porterò l’ombrello” e così il giorno dopo era regolarmente sul palco; al termine della manifestazione lo abbiamo accompagnato all’uscita “come vai a casa?”, e Libero orgoglioso “c’è mia nipote che mi aspetta”.
E poi in Sezione occupavamo sempre un posto l’uno accanto all’altro e quando interveniva aveva l’abitudine di poggiare la sua mano sul mio braccio, quasi a trasmettermi anche fisicamente quasi fosse un contatto elettrico la sua grande passione “noi siamo l’ANPI”
RG

Testimonianza dall’ICS Cairoli

cairoli1“ringrazio per la puntuale comunicazione, che non mancherò di condividere con colleghi e studenti. Tanti ragazzi ha incontrato Libero Traversa, lasciando in loro una traccia di ciò che è stato e che speriamo non si ripeta mai più. Per le prossime generazioni la guerra sarà qualcosa di sempre più distante. Sarà nostro dovere riuscire a passare loro quell’amore per la libertà e la giustizia che ha tanto animato i nostri partigiani.” 

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Io c’ero

Qui la poesia di Libero che Rossella commossa ci ha regalato il giorno dell’ultimo saluto a Libero in via Caronti, davanti alla sua abitazione.   Io c’ero

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In via Caronti al numero 10

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Bella Ciao, Libero

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17 novembre –  Festa Provinciale alla Stecca 3.0

Con Antonio Pizzinato e Roberto Cenati

Musica con l’arpa di Roberta Pestalozza, il violino di Giampaolo Verga e i musicisti della Sezione ANPI Teatro alla Scala

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24 novembre – Festa di Sezione nel salone della Cooperativa La Liberazione

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72 TESSERE DI CUI 10 NUOVE ADESIONI ALL’ANPI

PROGETTO VIVERE LA COSTITUZIONE

Nello scorso anno scolastico a cura di Giovanni Marilli con i ragazzi e i docenti della III media della Scuola A.Bono Cairoli di Via Pascal 35 abbiamo intrapreso un percorso sulla Costituzione assolutamente originale, diverso da quanto solitamente fatto, non pedagogico-didattico ma interattivo con la partecipazione delle ragazze e dei ragazzi opportunamente preparati dagli insegnanti che hanno creduto nel progetto e che ci hanno testimoniato grande soddisfazione per il lavoro svolto
Sono state coinvolte 6 classi di terza media, a ogni singola classe è stato presentato il progetto, dopo una decina di giorni è stato discusso collettivamente il lavoro svolto dai ragazzi e infine una giornata conclusiva con un partigiano, domande varie e consegna di un diploma “di sana e robusta costituzione”
PRIMO INCONTRO
Il primo di questi incontri è finalizzato alla reciproca conoscenza, alla spiegazione del progetto e alla discussione sul lavoro di gruppo prescelto. Nella sezione LAVORI DI GRUPPO sono state ipotizzate alcune possibili soluzioni da selezionare a discrezione dell’insegnante: ovviamente le proposte presentate sono aperte a qualunque contributo o integrazione che il docente di riferimento voglia suggerire. Lo scopo del lavoro di gruppo è di determinare un clima partecipativo attorno a temi che altrimenti potrebbero risultare distanti dalla realtà quotidiana; di dare la possibilità, partendo da situazioni concrete o da simulazioni, di verificare l’attualità della Costituzione o delle istanze che ne hanno consentito la stesura.
SECONDO INCONTRO
Il secondo incontro è destinato alla presentazione del lavoro svolto e alla restituzione dei risultati. I diversi gruppi presenteranno il proprio lavoro avviando una discussione aperta e collettiva sulle tematiche e sugli eventuali spunti di riflessione emersi
TERZO INCONTRO Il terzo e ultimo incontro partirà dalle riflessioni scaturite dai prodotti dei lavori di gruppo e sarà finalizzato a far cogliere il legame tra i valori della Costituzione e la Resistenza. Il collegamento tra Costituzione e Resistenza sarà da un testimone della guerra di liberazione antifascista allo scopo di declinare i collegamenti valoriali sulla base di esperienze personali, di vita vissuta, quindi più facilmente ricevibili dagli studenti e dalle studentesse.
Il tema proposto è stato l’articolo 21 della Costituzione sviluppato attraverso tre ipotesi di lavoro e discussione.

All’incontro conclusivo con tutte le ragazze e ragazzi delle terze è intervenuto l’Assessore alla Cultura del Municipio 3 Luca Costamagna, il Presidente dell’Anpi di Milano Roberto Cenati e il nostro partigiano Libero Traversa. si è concluso con la consegna di un diploma “di sana e robusta costituzione”

diploma

scarica il diploma

Anche quest’anno SQUADRA CHE VINCE NON SI CAMBIA faremo rivivere il progetto diversificandolo con l’inserimento degli articoli 2 e 3 della Costituzione

– Incontro 1 ( 1 – 7 marzo 2019) :
Introduzione del progetto – Inquadramento storico –
Presentazione del laboratorio articoli 2-3-21
Consegna di copia ANPI della Costituzione
– Incontro 2  (18 -20 marzo 2019)
Restituzione del lavoro laboratoriale
Discussione finale
Consegna dei libri ANPI “Avevamo 15 anni” e “Un campo di terra rossa”
– Incontro 3 (3 aprile 2019)
Incontro col testimone – sessione libera di domande e risposte –
Consegna dei Certificati di sana e robusta costituzione

1948 – 1978 

70 anni insieme – Amore e Lotta 

segnalibro

torta

manifesto

Intervento di Roberto Cenati

Ottant’anni fa il regime fascista emanava le famigerate leggi razziste che privarono gli ebrei dei loro diritti, per la sola colpa di essere nati, per poi privarli delle loro vite dopo l’8 settembre 1943. Quei provvedimenti infami, firmati dal re Vittorio Emanuele III, di fatto prepararono la Shoah anche in Italia, alla quale parteciparono attivamente i repubblichini di Salò, senza l’apporto dei quali, non bisogna mai dimenticarlo, i nazisti non avrebbero potuto arrestare e deportare partigiani, ebrei, oppositori politici, lavoratori in sciopero. Proprio questa mattina si è svolta, un’iniziativa che idealmente ci unisce, la cerimonia nella ricorrenza del 74° anniversario della terribile strage di civili a Marzabotto e Monte Sole, compiuta dai nazisti con la collaborazione dei repubblichini di Salò. Il fascismo, nato da subito come movimento razzista, non fece mai nulla di meritevole, ha ricordato il Presidente della Repubblica, per rispondere a chi ogni tanto sostiene che qualcosa di buono il fascismo ha fatto. E la senatrice Liliana Segre ironicamente osservava, in una intervista: “Sì, qualcosa il fascismo ha fatto. I treni arrivavano in orario, anche quelli delle deportazioni.” A distanza di 80 anni dalle leggi antiebraiche l’Europa e il nostro Paese sono attraversati da una pericolosa deriva razzista, xenofoba e antisemita, dal ripresentarsi del nazionalismo, all’origine della Prima e della Seconda guerra mondiale e di movimenti neofascisti e neonazisti. In Italia non solo riemergono termini come quello di “razza” che pensavamo fossero definitivamente scomparsi, ma si assiste ad un crescendo di azioni intimidatorie e persino di aggressioni fasciste e a sfondo razziale. Se il nazifascismo è stato sconfitto militarmente il 25 aprile 1945 dalla Resistenza italiana, alla quale diedero un fondamentale contributo le donne, non lo è stato culturalmente e idealmente. Il nostro Paese non ha fatto fino in fondo i conti con il fascismo. Ci sono persone a cui si mette in testa che le ideologie nazifasciste e razziste siano ancora oggi la risposta alle problematiche attuali, scaricando su chi fugge dalle guerre e dalla fame la responsabilità della crisi della società contemporanea: è la ricorrente teoria del capro espiatorio. La discriminazione razziale e l’odio per lo straniero così come la purezza etnica sono risposte tragicamente già date nel secolo appena trascorso. La storia può purtroppo ripetersi anche se in modi e forme diversi. Osservava Primo Levi nel 1959: “Secondo ragione, una restaurazione concentrazionaria non dovrebbe minacciarci. Ma è imprudente impostare previsioni sulla ragione.” Il tempo ha cancellato la memoria delle tragedie del secolo scorso e la stessa memoria della storia, se il Presidente del Consiglio che all’Assemblea generale dell’Onu ha elevato un inno al sovranismo e al populismo, confonde l’8 settembre con il 25 aprile. Non è questo il Paese, non è questa l’Europa che volevano i Combattenti per la Libertà. In questo riaffacciarsi di pulsioni razziste e xenofobe il ministro Salvini che ha fatto proprio lo slogan di Casa Pound “prima gli Italiani” si vanta di avere ridotto le domande per il diritto d’asilo previsto nella nostra Costituzione e nella Convenzione internazionale per i diritti dell’uomo, mentre nel decreto sicurezza, il governo a trazione Salviniana, pone ulteriori restrizioni per quanto riguarda la protezione umanitaria. Forse il ministro dell’Interno non si ricorda di avere giurato sulla Costituzione che all’articolo 2 parla dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. E invece di impedire gli sbarchi sulle coste italiane, persino alle navi della Guardia Costiera, dovrebbe preoccuparsi, da ministro degli Interni, di combattere chi minaccia veramente la nostra sicurezza: le mafie e la ‘ndrangheta che, molto spesso accumulano milioni di euro speculando proprio sulla situazione disperata di chi fugge dalla guerra e dalla fame. La fase che stiamo vivendo è preoccupante, ma non dobbiamo perdere la speranza. Siamo qui per ribadire che non vogliamo l’Europa dei muri, di Orban e Salvini, ma un’Europa unita nei valori della pace, della solidarietà, dell’accoglienza, come quella prefigurata nel Manifesto di Ventotene e dalla Resistenza italiana ed europea che furono una guerra alla guerra per realizzare la pace e una società più giusta. Da Milano, capitale della Resistenza parte oggi, come negli anni della strategia della tensione e del terrorismo un forte segnale per tutto il Paese: quello di un’ampia e unitaria mobilitazione, contro la deriva razzista e l’intolleranza che si manifesta anche nei confronti di chi assuma posizioni di autonomia dall’esecutivo, dai magistrati ai funzionari del ministero. Ma la mobilitazione non basta. Occorre una forte controffensiva ideale e culturale, per battere l’indifferenza e l’anestetizzazione delle coscienze e per rilanciare i principi sanciti dalla Costituzione repubblicana, oggi più mai bussola e guida della democrazia, e i valori dell’antifascismo. Come affermava Vittorio Foa l’antifascismo non esprime soltanto la negazione del fascismo, una negazione in nome dell’uomo, ma è la riaffermazione di fondamentali valori: il rispetto assoluto dell’Altro e della sua identità, l’intervento contro l’ingiustizia e contro ogni minaccia alla libertà, la democrazia intesa come partecipazione e non solo come garanzia e delega. Gian Battista Stucchi, autorevole esponente del Corpo Volontari della Libertà ricordava : “La Resistenza ha una privilegio, quello di non invecchiare. Perchè c’è sempre qualcosa contro cui resistere: le ingiustizie, i soprusi, il razzismo, la xenofobia, l’intolleranza.”

piazza

28 Agosto – Piazza San Babila

Da Patria Indipendente 
download28 agosto 2018. A Milano, mentre Matteo Salvini si incontrava con Victor Orbán, migliaia e migliaia di cittadini hanno manifestato contro ogni razzismo. Una risposta popolare di grandi dimensioni che attesta il malessere in continua espansione nei confronti della politica del ministro dell’Interno verso i migranti e della conseguente diffusa xenofobia causata da questa politica. Sta nascendo una resistenza nuova, come ha sostenuto qualcuno dal palco?

Di certo cresce una diffusa protesta di base che già negli stessi giorni si era manifestata a Catania, quando migliaia di persone avevano presidiato il porto davanti al quale non poteva attraccare la “Diciotti” per ordine del Governo.
30 agosto -3_optL’iniziativa di Milano (fra i promotori l’Anpi provinciale) può essere il detonatore di una mobilitazione progressiva delle forze democratiche, antifasciste e antirazziste del Paese.
“Anche l’Italia – afferma Roberto Cenati, presidente dell’Anpi provinciale di Milano – è investita da una pericolosa deriva razzista xenofoba e antisemita. Non solo si ripresentano termini come quello di “razza” che pensavamo fossero definitivamente scomparsi, ma si assiste ad un crescendo di azioni intimidatorie e persino di aggressioni a sfondo razziale. Ci sono persone a cui si mette in testa che le ideologie nazifasciste e razziste sconfitte dalla Resistenza italiana ed europea siano ancora oggi la risposta alle problematiche attuali, scaricando su chi fugge dalle guerre e dalla fame la responsabilità della crisi della società contemporanea: è la ricorrente teoria del capro espiatorio”.
30 agosto-1_optEd è significativo che la manifestazione si sia svolta proprio nella metropoli lombarda: “l’incontro tra Salvini e Orban. Due muri a confronto – continua Cenati – e un ‘idea nazionalista dell’Italia e dell’Europa che non ci appartiene e che si contrappone ai principi sanciti dalla Costituzione repubblicana, ai trattati internazionali e alla natura stessa dell’Unione Europea nata per guardare ai bandiera sanbabilabisogni e alle sofferenze della gente. Milano città multietnica, solidale e accogliente ha risposto con una ampia e unitaria manifestazione al provocatorio incontro. Da Milano capitale della Resistenza, partirà sempre la risposta più ampia e unitaria possibile, sul piano della mobilitazione e dell’iniziativa culturale per contrastare la sempre più pericolosa deriva razzista, xenofoba e antisemita”.

10 Agosto – Piazzale Loreto

Locandina 10 agosto 2018_optll 10 Agosto 1944 in piazzale Loreto, dove sorge la stele, avveniva uno dei più tragici episodi della storia milanese durante la Resistenza. Un plotone fascista della legione autonoma Ettore Muti fucilava, per ordine della sicurezza nazista, 15 partigiani: Antonio Bravin, Giulio Casiraghi, Renzo Del Riccio, Andrea Esposito, Domenico Fiorani, Umberto Fogagnolo, Giovanni Galimberti, Vittorio Gasparini, Emidio Mastrodomenico, Angelo Poletti, Salvatore Principato, Andrea Ragni, Eraldo Soncini, Libero Temolo, Vitale Vertemati. E in questo come in tanti tragici episodi un ruolo determinante, non dobbiamo mai dimenticarlo, nella denuncia, nella cattura e nella deportazione di oppositori politici, lavoratori, ebrei, lo ebbero i repubblichini di Salò, senza l’apporto dei quali i nazisti non avrebbero potuto agire. Con queste fucilazioni si pensava che la strategia del terrore nazifascista potesse isolare i combattenti della Resistenza dalla popolazione. L’eccidio di piazzale Loreto ottenne invece l’effetto opposto e Milano non ha mai dimenticato questa OLYMPUS DIGITAL CAMERAbarbarie. I Quindici Martiri di piazzale Loreto sono stati l’anima di una Milano che opponendosi al fascismo lottava per la libertà, la democrazia fino al sacrificio della propria vita. L’esempio dei Quindici Martiri costituisce un forte monito anche per noi, perché continuiamo a difendere la pace, il bene più prezioso conquistato dalla Resistenza italiana ed Europea, la libertà e la democrazia. Libertà e democrazia messe in discussione dal preoccupante risorgere di movimenti neonazisti e neofascisti, manifestatisi recentemente anche a Milano e dalla preoccupante deriva razzista, xenofoba e antisemita che sta investendo l’Europa e anche il nostro Paese.
Il 29 aprile di quest’anno, un gruppo di circa 200 neofascisti hanno compiuto un’ignobile parata nazifascista proprio in piazzale Loreto per ricordare Mussolini e il nefasto e tragico ventennio fascista. La gravissima provocazione conclusasi con saluti romani ha profondamente offeso la memoria dei Quindici Martiri di Piazzale Loreto e di Milano OLYMPUS DIGITAL CAMERACittà Medaglia d’Oro della Resistenza. E’ fondamentale che alla identificazione e alle denunce per apologia del fascismo operate dalle Forze dell’Ordine seguano, questa volta, pur nella sua autonomia, esemplari condanne da parte della Magistratura, che ancora oggi stiamo attendendo. Abbiamo bisogno di una estesa coscienza collettiva antifascista a partire dallo Stato che deve adoperarsi per contenere e respingere ogni tentativo di esaltazione del fascismo, colpendo e sciogliendo formazioni neofasciste e neonaziste, con gli strumenti delle leggi Scelba e Mancino. Ma tutto ciò non basta. Solo una grande ed estesa azione di carattere culturale, ideale e storico può contrastare questa preoccupante deriva. Lo ha ricordato il Presidente Sergio Mattarella nella tragica ricorrenza dell’ottantesimo anniversario del manifesto sulla “razza”, precursore delle famigerate leggi antiebraiche emanate dal regime fascista nel 1938, di cui quest’anno ricorre l’ottantesimo anniversario. “Il veleno del razzismo – osservava il Presidente della Repubblica – continua a insinuarsi nelle fratture della società e in quelle tra i popoli . Crea barriere e allarga le divisioni.Compito di ogni civiltà è evitare che si rigeneri.” Il dato più preoccupante di fronte a questi gravissimi fenomeni è costituito dall’indifferenza che va combattuta e sconfitta. “L’indifferenza – ha sottolineato recentemente Liliana Segre – è più colpevole della violenza stessa. E’ l’apatia morale di chi si volta dall’altsera suonatore jones_optra parte.” La Memoria legata alla conoscenza storica e la cultura rappresentano certamente gli antidoti per sconfiggere il virus della xenofobia, del razzismo, dell’antisemitismo. Ma esse hanno senso se riescono a mobilitare le persone, a renderle più responsabili e partecipi di quanto accade loro intorno, a non essere indifferenti, come non furono indifferenti i Combattenti per la Libertà e tutti coloro che furono deportati perché fecero una scelta ben precisa: quella di opporsi alle nefandezze del nazifascismo. Dal loro sacrificio, dal sacrificio dei 15 Martiri di Piazzale Loreto è nata la Costituzione repubblicana, bussola, guida e punto di riferimento indispensabile, oggi più che mai, della nostra democrazia

Roberto Cenati 

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Pastasciutta antifascista

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7 Luglio – Presidio antifascista ad Abbiategrasso

abbiategrasso_optL’Abbiategrasso antifascista è fortemente preoccupata per lo svolgimento della festa di Lealtà e Azione prevista il prossimo 6 e 7 luglio nello spazio pubblico della fiera cittadina.
Abbiategrasso antifascista ritiene
· Grave che si metta a disposizione uno spazio della cittadinanza a Lealtà e Azione, organizzazione dichiaratamente nazifascista e antisemita, ispirata alle Waffen SS, che utilizza anche nel volantino dell’evento simbologie fasciste come il lupo o la rosa in bocca, che rimanda alla X Mas;
· Grave che rappresentanti di istituzioni repubblicane, come assessori regionali e parlamentari, partecipino ad un evento di chiara ispirazione nazifascista;
· Grave che le Istituzioni Cittadine, Sindaco in testa, non abbiano reagito, coerentemente con il loro mandato costituzionale, e ancora non abbiano revocato lo spazio pubblico, nonostante le sollecitazioni ricevute;
· Grave che si dia la possibilità, attraverso eventi musicali e comizi, di diffondere idee e disvalori palesemente razzisti, xenofobi e apologetici del fascismo.
Invita la cittadinanza tutta, che si riconosce nei valori dell’antifascismo e della Costituzione Repubblicana, a partecipare al presidio che si terrà nel centro di Abbiategrasso venerdì 6 luglio alle ore 19:00 e sabato 7 alle ore 15, per dire NO al ritorno di ideologie e proclami legati all’odio, al fascismo, al razzismo e che mai come oggi sono tornati alla ribalta ritrovando forza come falsa alternativa sociale.

Roberto Cenati 
Presidente ANPI Comitato Provinciale di Milano

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