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Archive for giugno 2012

“Conosci la carta velina?” “Veline? Sì, le conosco bene. La televisione ce le mostra ogni giorno. Ma le veline di carta non sapevo che esistessero.” Così potrebbe risponderci un nostro giovane, ormai uso a TV, computer e sms. Ma chi – come noi – ha qualche anno in più, la “carta velina” se la ricorda bene. La definizione ormai non si ritrova più neppure nei dizionari della lingua italiana, ma si trattava di un foglio sottilissimo di carta praticamente trasparente, che posto sotto la “carta carbone” – altro reperto archeologico e sconosciuto – serviva a riprodurre i testi che si scrivevano a mano o con la storica “macchina da scrivere”.
Perché ricordarla qui? Perché riteniamo che non sia sufficientemente conosciuta l’importanza che questa carta ebbe nell’antifascismo militante: la carta, ben definita dall’aggettivo “velina”, poteva essere molto facilmente accartocciata e ingerita, quando l’antifascista venisse eventualmente arrestato, evitando così che i messaggi e gli appunti della sua militanza finissero in mano ai nemici.

Agenore Vallini

E così è appunto sulla carta velina che anche Elio scriveva i suoi “appunti di lavoro di un rivoluzionario”. Elio, cioè Agenore Vallini, era responsabile del lavoro di massa del PCI di Milano e perciò dirigente politico degli scioperi che si svolsero in città e in provincia fra il 1944 e il 1945.
La storia dei grandi scioperi operai e del loro impatto sulle sorti del regime fascista e della guerra è stata ben studiata e divulgata. Ma quello che esce dalle “veline” di Elio, fortunosamente ritrovate dal figlio Edio, è la storia delle lotte minute e quotidiane che non erano propriamente scioperi ma uno stillicidio continuo di azioni di opposizione, provocato dalla situazione difficilissima in cui si trovava allora ogni italiano.
L’inverno di guerra 1944-45 era stato durissimo: su una popolazione già indebolita da anni di guerra, di paure e privazioni, si era abbattuto un inverno molto rigido, con temperature che arrivavano fino a 15 gradi sotto zero. Non solo mancava combustibile per il riscaldamento, sia nelle case che per le famiglie rimaste senza tetto per i bombardamenti, ma mancava cibo sufficiente a restaurare le forze per affrontare il freddo. (altro…)

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All’ angolo tra via Botticelli – viale Romagna, sulla destra venendo da piazzale Gorini, vi era il “ Caffè Risveglio”, mio padre Agenore vi andava a giocare a carte quando nel 1938 venne arrestato per attività antifascista,  obbligarono i gestori del locale a cambiare il nome del caffè  confermando così involontariamente che il fascismo era il sonno della ragione. Purtroppo non ricordo con quale nome sostituirono il sovversivo “Risveglio” ma spero che qualche compagno non più tanto ragazzino come me lo ricordi.

Edio Vallini

Due immagini d’epoca di via Botticelli, in una si intravede un caffè che potrebbe essere quello del racconto, purtroppo la qualità dell’immagine non consente di esserne sicuri.

via Botticelli angolo via Reni, 1927

 

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25 Aprile

La chiusa angoscia delle notti, il pianto
delle mamme annerite sulla neve
accanto ai figli uccisi, l’ululato
nel vento, nelle tenebre, dei lupi
assediati con la propria strage,
la speranza che dentro ci svegliava
oltre l’orrore le parole udite
dalla bocca fermissima dei morti
“liberate l’Italia, Curiel vuole
essere avvolto nella sua bandiera”:
tutto quel giorno ruppe nella vita
con la piena del sangue, nell’azzurro
il rosso palpitò come una gola.
e fummo vivi, insorti con il taglio
ridente della bocca, pieni gli occhi
piena la mano nel suo pugno: il cuore
d’improvviso ci apparve in mezzo al petto.

Alfonso Gatto, da la raccolta  Il capo sulla neve,  Poesie 1943-1947

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“Mi collegai in modo particolare al “ Gruppo Mischiari”, composto da casalinghe di tutte le tendenze politiche. Questo gruppo operava in viale Romagna ed era diretto oltre che da me dalla compagna Maria Serravalle che lavorava in casa in via Botticelli come parrucchiera e che ci fu così di grande aiuto.

I Gruppi di Difesa della Donna sorsero in tutta Milano. Oltre al gruppo “ Mischiari”, composto da molte donne che lavoravano, uno dei più attivi e numerosi fu quello di Calvairate, diretto dalla compagna Emma Gessati ( Maria). Del gruppo di Niguarda ricordo molto bene le compagne Irma Brambilla, Giuliana Curtivo e Piera Abbiati. Nei Gruppi ho conosciuto donne meravigliose che con grande semplicità rischiavano molto ogni momento. Ero, per esempio, in contatto con una signorina non più molto giovane (di cui mi spiace di aver scordato il nome e soprattutto non averla più rivista dopo l’ insurrezione), che gestiva una polleria in via Aselli 20. Frequentavo il suo negozio come cliente già prima della guerra. Capii che era una antifascista e così intavolai con lei delle discussioni che furono poi utili per agganciarla al gruppo Mischiari. Lei fece veramente un ottimo e importante lavoro: raccolse fondi e medicinali da inviare ai partigiani in montagna, ma soprattutto il suo negozio servì da recapito per la stampa clandestina, per far avere le direttive della federazione del Pci ai compagni ferrovieri e ricevere notizie sulla attività antifascista svolta dai compagni nelle stazione di Lambrate e Smistamento. Svolse questa attività con una semplicità persino commovente, quasi non si rendesse conto del pericolo che correva.”

Dalla testimonianza di Giovanna Vallini che fu presidente dell’ Anpi 25 aprile

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