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Posts Tagged ‘nino verri’

selfieAntefatto: il 31 luglio, Libero Traversa ed io, abbiamo incontrato un gruppo di scout di Siracusa, di passaggio a Milano lungo la Route Agesci che si è conclusa con il raduno nazionale a san Rossore. Il tema di quest’anno era il coraggio e con grande piacere abbiamo accolto la richiesta di un incontro con un partigiano e come “luogo del coraggio” quale miglior luogo se non la Loggia dei Mercanti dove sono ricordati i milanesi Caduti per la Libertà?
A ricordo di quel giorno i ragazzi ci hanno mandato i selfie che abbiamo fatto alla fine dell’incontro, in memoria di un incontro che ci ha segnati profondamente in maniera molto positiva. Grazie a voi per averci permesso di realizzare questo incontro. “

Abbiamo parlato di Resistenza ma soprattutto di Resistenti, giovani che hanno avuto il coraggio di scegliere anche a costo del carcere, della deportazione, della vita e ricordato la presenza dello scoutismo cattolico clandestino sotto il fascismo, la creazione del gruppo O.S.C.A.R., della diffusione del giornale clandestino “Il Ribelle”, di Don Giovanni Barbareschi che benedì le salme dei Martiri di Piazzale Loreto di cui di lì a pochi giorni sarebbe giunto il 70° anniversario del sacrificio.

Qui la storia de Natale Verri detto “Nino” scout e partigiano fucilato pochi giorni prima della Liberazione e il cui nome troviamo sulle lastre di bronzo della Loggia dei Mercanti, storia tratta da “L’inverno e il rosaio. Storie di scautismo clandestino”  a cura di Arrigo Luppi

[…]

Sono trascorsi sei anni da quando Nino, Gigetto e Lucianino hanno «cambiato pelle» e saltato il ruscello, passando da lupetti a scouts.
Gigetto, passato ai fascisti, ci si è invischiato sempre più ed ora fa parte delle «Brigate nere». Lucianino, tornato subito alla «Casa del Padre», ci protegge dal cielo.
aquilerandagieResta lui, a vivere sulla terra, con le Aquile Randagie, la sua promessa scout. È con Baden, al collegio San Carlo, dove ha cominciato a frequentare la terza liceo classico. Come gli altri giovani della sua età, vive nel timore di un bando della Repubblica Sociale, che lo chiami alle armi. E il bando arriva, con tutte le minacce per chi non si presenti, affisso su tutti i muri di Milano.
«Vuoi che ti faccia scappare in Svizzera?»
«Ma Baden, posso esporre la mia famiglia alle persecuzioni cui vanno soggette le famiglie dei renitenti alla leva?»
Dopo qualche mese, lo spediscono in Germania con la divisione Littorio, per addestramento. Terminato questo, lo rimpatriano e lo assegnano alla divisione antipartigiani, di stanza a La Thuile, sulla strada del piccolo San Bernardo.

Nino Verri

Nino Verri

«Il prezzo da pagare per l’incolumità della mia famiglia diventa troppo alto; né, penso, i miei lo vorrebbero. Dovrei, ora, attuare contro i partigiani quel fanatismo e quelle crudeltà che hanno tentato di inculcarmi in Germania. Non è possibile».
Altri la pensano come lui, e si organizzano per tentare la fuga.
«Domani andrò con la mia squadra per il pattugliamento, nella zona del «Piccolo» – gli dice Marco. Avvertirò anche Renzo, Franco e Gianni. Fatevi trovare alle quattro, al ponte sul Ruitor. Io mi porterò fino al bivio, per non destare sospetti; là, mi butterò nel bosco e vi raggiungerò». Tutto si volge secondo i piani, e il gruppo al completo si trova al ponte.
«Ci siamo già abbastanza allontanati, e passeranno almeno altre due ore, prima che scoprano la nostra assenza. Né possono sapere quale direzione abbiamo preso. Ci attende ora, una lunga e pesante camminata, per raggiungere la zona dove operano i partigiani della divisione «Vall’Orco», avverte Marco. Camminano da otto ore, e sono molto stanchi, quando, improvvisa, una voce ordina:
«Non muovetevi. Gettate le armi e alzate le braccia. Siete circondati». Una ventina di partigiani, infatti, li tengono sotto il tiro dei loro «mitra». Eseguiti i comandi, la voce riprende: «Chi siete? E dove andate?» Per tutti risponde Marco: «Abbiamo abbandonato il nostro reparto, per non combattere contro di voi. Vorremmo aggregarci ad una formazione partigiana».
«Vi portiamo dal Capo. Avanti. Cecco, fai strada; noi seguiamo e… non fate scherzi! »

L’inverno era stato duro, in montagna; ma ormai le campane della Resurrezione avevano riempito le valli del loro suono festoso, risvegliando una gran voglia di nuova vita. Purtroppo, erano ripresi anche i rastrellamenti dei repubblichini (come venivano chiamati i soldati della Repubblica Sociale).
Quindici giorni dopo Pasqua, un gruppo di partigiani, mentre si trasferisce ad altra base, incappa in un reparto fascista, che rastrella la zona. Riescono a sganciarsi ed a riprendere il cammino. Renzo, però, che è stato ferito ad un piede, non riesce a reggere andatura. Mi fermo con te. Li raggiungeremo più tardi».
«No Nino, vai, ci prenderanno tutti e due. Lasciami, me la caverò da solo. E, per male che vada, ne avranno uno solo da fucilare». I fascisti, che danno loro la caccia, si stanno avvicinando. «Non ti lascio, ci faremo coraggio a vicenda».
Catturati e malmenati, vengono riportati a La Thuile e sottoposti a processo sommario da quelli che erano stati i loro ufficiali.
«Morte per fucilazione», la sentenza.
certificatoverriIl Parroco tenta di distogliere gli ufficiali dall’eseguire la sentenza:«Entro pochi giorni dovrete arrendervi. Perché volete caricarvi la coscienza di un inutile delitto?» ma non riesce, e in attesa dell’esecuzione, conforta in carcere i condannati, e porta loro i Sacramenti. «Se vuoi, tento di farti fuggire, propone». «Grazie, no; Renzo non potrebbe venire con me, e, forse, fucilerebbero un altro al mio posto».
Alle ore venti, del 16 aprile, Natale Verri, detto Nino, col suo compagno Renzo viene fucilato in località La Salpetiera di La Thuile.
Il giorno dopo gli ufficiali che l’avevano condannato a morte, si arrendevano agli Alleati.

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